Un punto di partenza
Il più delle volte pensiamo al dolore come qualcosa che “non dovrebbe esserci”. Facciamo di tutto per evitarlo e, quando ci investe, lo contrastiamo in ogni modo.
L’idea che maturiamo nel tempo è quella di eludere la sofferenza a tutti i costi. Crediamo che le nostre azioni acquistano senso e vitalità solo nella misura in cui sono orientate a “lottare” contro il dolore. La verità è che il dolore, essendo imprevedibile e sconosciuto, genera paura.
La paura, lo dicono le ricerche, nelle sue molteplici manifestazioni ha una condizione ridondante: l’evitamento. E, la paura evitata è paura aumentata perché fondamentalmente sconosciuta, poco familiare.
La sofferenza, più che legarla alla paura di soffrire, la dobbiamo considerare legata al dolore, diventa così una componente della vita e per niente estranea. La sofferenza è la misura del dolore, ci dà un’idea della grandezza di questo dolore. In altre parole ci dà le misure, fino a definirne la forma. Sapere qual è la forma della cose ci permette di maneggiarle meglio. Ci mette nelle condizioni di conoscere meglio le cose, e se conosciamo le cose proviamo meno paura.
La conoscenza delle cose le rende più familiari. È quindi importante prendere familiarità con il dolore. Questo è il punto di partenza per poterlo affrontare. Si parte così dall’accoglienza, si passa per l’accettazione, si sosta per la gestione, si oltrepassa il tutto per integrarlo nella propria esistenza.
È necessario farlo proprio il dolore, mettersi in uno stato di benevola accoglienza. Tieni conto che nel momento in cui pervade la tua esistenza non è un nemico, ma è parte di te. Il dolore è una delle emozioni proprie dell’esistenza. Saperlo affrontare, vuol dire creare circostanze sopportabili per andare avanti.
Immagina che qualcuno bussa alla tua porta e decidi di farlo entrare, di farlo accomodare nella tua casa, nella tua vita. Non lo puoi lasciarlo sull’uscio della porta, hai necessità di avvicinarti a lui, di interagire con lui. Ricordati che lo scopo è quello di conoscerlo. Devi farlo esprimere, farlo parlare. In questo, può piacerti o meno, a te tocca accettarlo per quello che è. Tutto ciò ti permetterà di conoscerlo meglio fino alla completa accettazione.
Il dolore accettato è meno “doloroso”, suona strano è vero, ma credimi è proprio così. Ti è mai capitato di fare un'iniezione con una siringa? Qual è la cosa che ti hanno sempre detto, ricordi? Quella di non opporre resistenza, così faceva meno male. È necessario farsi attraversare dal dolore affinché si faccia strada nei meandri della tua esistenza.
La sofferenza legata al dolore deve avere i suoi spazi e i suoi tempi. Questa è una buona strategia di gestione. Decidi tu quando sostare e conversare con l’ospite che hai fatto entrare in casa. Scegli i tempi. Il dolore vuole attenzioni e se non gliene dai abbastanza farà di tutto per prendersele anche contro la tua volontà. Fermati, prova ad ascoltarlo e vedrai che le cose andranno diversamente da come sono andate fino ad oggi, la tempesta si placherà.
Sarà un dolore “amico” a questo punto. Ti svelerà i mille colori delle emozioni che porta con sé. Le lacrime, pioggia di questa tempesta ormai passata, cedono il posto all’arcobaleno. E tu piano, piano, lentamente dipingerai l’arcobaleno della tua rinascita.
Letture consigliate
Rino Finamore, Talità Kum. Nove strategie esistenziali per superare i momenti peggiori della propria vita, Edizione Magister, Matera, 2019.